Alessandro Sipolo
Testi
D'IO MATRIA VANIGLIA - 2024
VANIGLIA
E sì che c’ho provato
a rimanere serio
Saldo di fronte all’onda
di questo desiderio
E sì che c’ho provato
a rimanere sano
Con il vestito buono
per non sembrare strano
Però chiamava forte
la voce della selva
E la sua lingua dolce
non mi lasciava tregua
E poi fischiava forte
il vento a Gibilterra
Dove l’oceano lecca
le cosce della terra
Musica musica
senti che cuore in festa
Sanguina gode trema
davanti alla foresta
E sì che c’ho provato
ad essere adeguato
A performare al meglio
per non restare indietro
E sì che c’ho provato
a dirmi che è normale
Elaborare il lutto
arrendersi al reale
Però io non ci riesco
non ci son mai riuscito
A rendermi diverso
da quel bambino schivo
Che fugge in mezzo al grano
per piangere da solo
Per una bimba andata
per uno stormo in volo
Musica musica
senti che cuore in festa
Sanguina gode trema
davanti alla foresta
Musica musica
senti che cuore in festa
Sanguina gode trema
davanti alla foresta
Musica musica che nessuno ci piglia
Sotto a due labbra grandi
che sanno di vaniglia
POLANSKY
Che cos’avrà mai da dirti
Quest’ammucchiata di scarti
Chissà
Cosa pretendi dagli occhi
Cosa pretendi dai versi
E da noi
Polansky
C’è una madonna nel Carmen
Col suo serpente segreto
E che fa
Prega per te
E che fa
Piange per te
Hear the voices
Carmen voices
Tutte per te
Cosa pretendi dagli occhi
Cosa pretendi dai versi
E da noi
Polansky
SIGNORINA CUORENERO
Ohi guarda che cielo nero
E la peste ci devasta
Ci prepara la tempesta
E il vicino sul balcone
Dice #andràtuttobene
Ma io non ci credo
Ohi è successo davvero
E l’assalto al sindacato
E la fiamma che ha giurato
Ora Adolfo sta alla Camera
E Benito c’ha il Senato
Corenero! Signorina cuorenero
Corenero! Signorina cuorenero
Ma che davero? Signorina cuorenero
Col tailleur e il manganello
tutto vero!
Ohi guarda che cielo nero
Prima l’RSI
Dopo l’MSI
E poi dritti fino a qui
Sotto questo cielo nero
Ohi che l’ha detto davvero?
Presidento che è più maschio
Nel presepe tanto muschio
Quanto brilla la cometa
Degli amici del tritolo
Corenero! Signorina cuorenero
Corenero! Signorina cuorenero
Ma che davero? Signorina cuorenero
Col tailleur e il manganello
tutto vero!
LE NOSTRE TRINCEE
Eppure è così bello
sputati al mondo
dalle nostre trincee
tra corpi e fantasmi
strisciare
bagnati
dalla notte
trovarsi
nella notte
entrarsi dentro
le facce emaciate dalla luna
arrendersi
sfiniti
l’uno all’altra
scoprirsi la mattina superstiti
brindare
Mi sono legato forte
All’albero della nave
Che lenta solcava l’onda
verso di te
Dal fondo della tua vasca
piena di schiuma
Tu che appari chi sei?
Stai lontana da me
E avevo bevuto forte
Nel ventre della trincea
La grappa che dà il coraggio
che non si ha
D’uscire in faccia alla notte
a sfidare il fuoco
Che ti trapassa il cuore
E si spegne più in là
Che ti buca nel cuore
E si ferma più in là
E adesso scavo più forte
Sul fondo della trincea
Per scendere nell’abisso
senza di te
E attendere un altro giorno
senza il tuo sole
Che mi scalda ma acceca
I miei occhi e il mio cuore
Che mi scalda ma acceca
I miei occhi e il mio cuore
MATRIA
Che gambe lunghe che hai
Per superarmi meglio
E scavalcare l’idea
Della fragilità
Che bella bocca che hai
Per raccontarti meglio
E allontanare la fine
Come Shahrazad
E per baciarmi sul collo
Dopo un altro sbaglio
E sussurrare piano
Capita
Tu sei Matria la fine dell’esilio
Tu sei Matria terra per me
Terra per me
Che dita lunghe che hai
Per seminare meglio
Ed aspettare che accada
E farla crescere
E per tenermi qui
Dentro il tuo nascondiglio
Dove si può anche tacere
E si può cedere
Tu sei Matria la fine dell’esilio
Tu sei Matria terra per me
Tu sei Matria porto per il mio sbarco
Tu sei Matria terra per me
SIGNOR PADRONE
Saluteremo il signor padrone
per il male che ci ha fatto
Che ci ha sempre derubato
fino all’ultimo dena’!
Dice dice dice che la società è liquida
Che te lo dico a fare
Scegli un trampolino
l’acqua non sarà limpida
Ma s’impara a nuotare
Dice dice dice che la società è liquida
Che te lo dico a fare
Vince vince vince
chi ha la pelle più viscida
Sei pronto a sgomitare?
Molto solido però è il suo capitale
Molto solida la sua idea di potere
Molto nitida la voce del padrone
Pausa pausa passo lento
senza tempo e tracciamento
resto ancora un po’
con le braccia incrociate
in questa piazza d’estate
si canterà una canzone
al Signor padrone
Andare pedalare consegnare!
Cosa vuol dire padrone?
Non c’è più il padrone,
sei autonomo! Autonomo no?!
Dice dice dice che la società è liquida
Che te lo dico a fare
Corri corri corri
per scalar la classifica
Del premio al personale
Dice dice dice che la società è liquida
Che te lo dico a fare
Scegli il concorrente
con la schiena più livida
Sei pronto a bastonare?
Molto solido però è il suo capitale
Molto solida la sua idea di potere
Molto nitida la voce del padrone
Pausa pausa passo lento
senza tempo e tracciamento
resto ancora un po’
con le braccia incrociate
in questa piazza d’estate
si canterà una canzone
al Signor padrone
Saluteremo il signor padrone
per il male che ci ha fatto
Che ci ha sempre derubato
fino all’ultimo dena’!
PETRA
Petra che la incontri alla stazione
e son le sei
Sicura e sola
Petra con lo zaino
che è un po’ più grande di lei
Eppure vola
Eppure vola
Petra che non ama
né gli orari né gli dei
Ma sa viaggiare
Petra che mi chiama
come il mare i marinai
E tocca andare
Dov’è che vai?
E cosa cerchi?
Cerco la bellezza
che però non basta mai
a trattenermi
Petra che mi parla
dei suoi padri nabatei
Dipinge nuda
Musica algerina
e lei che danza su di noi
Come una sposa
Come una sposa
Petra, dov’è che vai?
Nessuna allodola sulla finestra…
Petra si riveste
poi la porta dietro a lei
Mi lascia il sibilo
dell’aria fresca
Dov’è che vai?
E cosa cerchi?
Cerco la bellezza
che però non basta mai
a trattenermi
SANDRA E VISONE
Sandra che sale le scale
e dietro di lei
solo l’eco dolcissima
Dei passi spesi a colmare
il divario tra sé
e la mia felicità
Fuori soltanto tempesta
e fascio e i rancori
di una Milano livida
Sandra che bussa e compare
mi scardina il cuore
stanotte sarà soltanto mia
Domani arriverà l’alba
a pretenderla indietro
e a riaprir la ferita
E questa stanza ritornerà
a collezionare le assenze e i perché
Poi sarà ancora guerriglia
e noi come foglie aggrappate alla vita
A chi ci chiama banditi
diremo va bene se questo varrà
A guadagnarsi una terra
Senza papi né duci né eroi
Quattro mura per noi
E una strada
che mi porti dovunque tu vada
Sandra potessi colmare
i silenzi nei quali
ho costretto la vita
Inonderei del tuo nome
ogni istante ogni muro
di questa città
E se ti chiamo compagna
stasera lo sai non è solo politica
La lotta come l’amore
prima che passione
pretende da noi responsabilità
Sandra regalami gli occhi
per l’ultima volta che l’alba è vicina
E questo letto tra poco
dovrà mendicare il profumo di te
Domani i porci fascisti
dovranno tremare
e guardarsi dalla mia GAP
Come ora trema la mano
che cerca il tuo viso
e si spinge più in là
A guadagnarsi una terra
Senza papi né duci né eroi
Quattro mura per noi
E una strada
che mi porti dovunque tu vada
Terra senza papi né duci né eroi
Quattro mura per noi
E una strada
che mi porti dovunque tu vada
E dovunque tu andrai
Troverai queste mani
A custodire il tuo nome
Ed il nostro domani
D'IO
Questa pelle la mia pelle
Non mi contiene non mi conterrà
Nonostante la tenerezza
E la tua voglia di normalità
Questa pelle la mia pelle
Tutta buchi come me
Si sa mai che ci passi la luce
Si sa mai che ci posi la cenere
Senti coma abbaia forte
Nella notte il loro dio
Tra le mura della patria
La famiglia dell’oblio
La mia pelle questa pelle
Non mi contiene non mi conterrà
Nonostante la tua dolcezza
E questa disperata voglia
di tregua
Matria nostra proteggici
prima dal boia antico
e poi dal fuoco amico:
dal libertario mistico
dal qualunquismo artistico
dal nulla orientalistico
e dal lamento solito
perpetuo sconfinato
di chi diserta il pubblico
e annaffia il suo privato
UN ALTRO EQUILIBRIO - 2019
M'INNAMORA IL MONDO
Ah la senti amor
ora che siamo nudi
piantati nella sala
come due bestie schive
colte dal temporale
e l’unico rifugio
due occhi in cui guardare
Ah la senti o no
l’aria delle mie sere
distratte
disperate
che aspettano il tuo corpo
come s’aspetta un treno
non per salirci sopra
ma per trovare pace
E non c’è un perché
ma m’innamora il mondo
molto più di te
Ah la senti amor
ora che siamo vivi
travolti dalla sera
e non c’è più discorso
e tutto brucia uguale
e non c’è più ragione
né bene né male
Ah la senti o no
l’aria di queste sere
sommerse
soffocate
le bocche sul cuscino
e poi godere piano
e fingere che basti
la vita che viviamo
E non c’è un perché
ma m’innamora il mondo
molto più di te
DONG VAN
Le moto scorrono
sul dorso dell’Ha Giang
come sulla creta
ma senza incidere né terra né realtà
come una cometa
attesa e arresa
al disegno di un’orbita
Ho voglia di me
ho voglia di stare a guardare
orizzonti elencati dal passo
traiettorie future
Ho voglia di te
tremendissima quiete
e infinito silenzio che sa
divorare le ore
cenere verdissima
segue ad Ho Chi Minh
polvere politica
sull’antica routine
E non c’è più niente
da prendere a Dong Van
e non c’è più niente
da perdere a Meo Vac
attesa e resa
attesa e resa
al disegno di un’orbita
Ho voglia di me
ho voglia di stare a guardare
di nascosto l’effetto che fa
non avere parole
ho voglia di te
senza nulla da offrire
mentre i sassi c’accolgono già
per segnare il confine
E non c’è più niente
da prendere a Dong Van
e non c’è più niente
da perdere a Meo Vac
attesa e resa
attesa e resa
al disegno di un’orbita
VENTOTTO GIORNI QUATTRO ORE
Le certezze come gli scarponi
che si sgretolano
poi solo il respiro detta il tempo
lungo il sentiero di Balto
le voci le maschere i volti
che s’allontanano
con le orme
lasci indietro il tuo mondo
Eccola la strada bianca
eccola e non ti fermano
eccola la strada bianca
che ti chiama per tenerti vivo
come chiama quel che ho dentro
e che non so
E qui c’è un tipo che mi guarda
che mi parla
che va forte come un diavolo
ulula alla luna ed è una bestia contro il vento
dell’Iditarod
ed ha i miei guanti il mio volto e due occhi
da lupo selvatico
so che ne riporto a casa almeno un po’
Sopra i ghiacci dell’Happy River
verso la terza casa sul fiume
quella che ha appeso sopra il tetto un caribù
fuori dall’overdose umana
poche parole e qualche faccia vera
si mangia stretti poi
lo Yukon chiama
Eccola la strada bianca
eccola e non ti fermano
eccola la strada bianca
che ti chiama per tenerti vivo
come chiama quel che ho dentro
e che non so
LE CITTA' INVISIBILI
Ersilia e i suoi reticoli tesi
e i cloni desolati di Eutropia
Ottavia e la sua vita leggera
sospesa
e chi illuminerà Bersabea?
E chi saprà educare Leonia?
Chi perso per le strade di Trude
incontrerà la noia?
Le città invisibili
sono orizzonti per marinai sedentari
sguardi rincorsi su sentieri immaginari
Le città invisibili
sono la voglia di cominciare daccapo
sono idee
Eppure esiste il freddo di Alì
che aspetta che una mano devota
sorteggi chi avrà un letto stasera
e chi riavrà la strada
E dove atterrerà Marilù
che ha aperto le sue ali bucate?
E chi camminerà insieme a Frank
sulle orme delle fate?
Le città invisibili
sono orizzonti per marinai sedentari
sguardi rincorsi su sentieri immaginari
Le città invisibili
sono evidenti
però nascoste ai normali
occhi succhiati dalle gabbie commerciali
Le città invisibili
sono la voglia di cominciare daccapo
sono idee
LO SCIAMANO BIANCO
a Rallo e Fissou
Non libero ma almeno contento
se trovo il senso di quel che penso
ma tutto intorno ha occhi di brace
brace brace brace
Rivoglio le ragioni del mondo
e i segni del sentiero che ho perso
e l’acqua che spegneva la brace
brace brace brace
E allora ancora
E adesso dimmi tu come dormo
‘sto cazzo di leone sul letto
saranno i trucchi dell’uomo bianco
oppure un bel messaggio dal nonno?
Mi dicono che qui mi confondo
soltanto perché vedo più in fondo
sul fondo della cenere brace
brace brace brace
E allora ancora
Non libero ma almeno contento
se trovo il senso di quel che penso
tra sogni che non trovano pace
brace brace brace
Ma adesso con lo sciamano bianco
che dice di aggiustarmi di dentro
la brace oltre la cenere tace
tace tace tace
UN ALTRO EQUILIBRIO
Mio padre che cammina sulle mani
acrobata sul pavimento nero
e io che ho amato sempre i suoi contrari
applaudo quei due piedi contro il cielo
e piego un po’ la testa per vedere
il segno capovolto di un sorriso
sarà che siamo tutti e due giullari
sarà che non l’abbiamo mai deciso
Cerco un’atra volta
un equilibrio vero
tra l’incubo e il pensiero
tra me e tutto ciò che mi devasta
Cerco un’altra volta
quell’equilibrio strano
tra la salita e il vino
tra il sogno
e tutto ciò che non mi basta
E adesso che si parla un po’ di te
adesso che non trovi le parole
adesso che proviamo a non scappare
adesso che mi guardi e porti il sole
Sarà che tu sei brava a immaginare
il segno capovolto di un sorriso
sarà che siamo identici e contrari
sarà che non l’abbiamo mai deciso
Cerco un’atra volta
un equilibrio vero
tra l’incubo e il pensiero
tra me e tutto ciò che mi devasta
Cerco un’altra volta
quell’equilibrio strano
tra la salita e il vino
tra il sogno
e tutto ciò che non mi basta
LA DERIVA
E avevamo occhi stretti
offesi dal sole
ed eravamo sulle tracce
di speranze nuove
“come va?”
a me veniva “come va?”
Ma come vuoi che debba andare
come vuoi che vada
siamo qui da sette ore a lato della strada
“come va?”
e chiedi pure “come va?”
Lei fumava senza guardare
e poi taceva parole
molto vicine a un addio
e il conducente pregava
Pregava e telefonava
forse più saggio che pio
ma senza campo né dio
c’era ben poco da fare
nel cuore del Sudamerica
E avevamo occhi stretti offesi dal sole
e avevamo un gran bisogno di bestemmie nuove
“come va?”
a me veniva “come va?”
Ma come vuoi che debba andare
come vuoi che vada
siamo qui da nove ore a lato della strada
e ha vinto Trump
ieri ha vinto Trump
Non lo vedi siamo persi siamo alla deriva
te l’ho detto ‘sta baracca prima o poi schiantava
“come va?” “come va?”
Col Pierino coreano che gioca alla guerra
e il borghezio americano che governa in terra
“come va?” e chiedi pure “come va?”
Lei fumava senza guardare
e poi taceva parole
molto vicine a un addio
E il conducente pregava
pregava e telefonava
forse più saggio che pio
e senza campo né dio
c’era ben poco da fare
nel culo del Sudamerica
MOSTAR
Di notte lo sai
non muoio quasi mai
se non per te
quando ti spogli e ti sfiori
ti giri e mi chiami
e tutto sembra un parco giochi
per i bambini cattivi
e le bestie feroci
T’ho sognata
mentre saltavo dal ponte di Mostar
mentre aspettavo la posta
e una bottiglia non bastava
e neanche tre
senza te
Di notte lo sai
non muoio quasi mai
se non per te
quando ti spogli e ti sfiori
ti giri e mi chiami
e ricomincia il parco giochi
e scacci via dal mio cuore
le bestie feroci
T’ho sognata
mentre saltavo dal ponte di Mostar
mentre aspettavo la posta
e una bottiglia non bastava
e neanche tre
senza te
Senza te
le bestie feroci
TIRAILLEURS
Come l’onta che ritorna
profezia che si conferma
come il livido che pulsa
sotto i sassi di Gorée
come il sangue
sangue amaro
ch’è versato su di te
come il peso che t’affonda
sotto l’onda che ritorna
Oh tirailleurs
Eccedente umano d’Africa
rastrellato per la pratica
ammassato a barricata
per le libertà europee
ed è carne
carne negra
data in pasto alle trincee
e di nuovo in pasto all’onda
la razzia che si conferma
Oh tirailleurs
SISIFO
Vengano le tempeste
nel cuore dell’estate
e ci divori l’amore
ci bruci la sua sete
e ci consoli ancora
ciò che sentiamo addosso
come te su di me
come sempre
quello che voglio e non posso
E lo so che mi guardi
con quella faccia offesa
mentre io punto i piedi
e spingo la mia pietra
e mi consuma la voglia
d’averti ancora accanto
e risalirti le gambe
come un torrente d’argento
Si sta quasi bene
tra l’ansia di cedere
e il gusto di precipitare
insieme
Tu chiudi gli occhi e guarda
quello che brilla intorno
in tutto ciò che è umano
il gusto dell’assurdo
assurdo questo dolore
mischiato ad un tramonto
e tra ferocia e bellezza
senza alcun senso il mondo
Ma è tutto ciò che resta
è tutto ciò che abbiamo
se non ha senso il viaggio
ci basti il panorama
che sia la fronte appoggiata
nel cavo del tuo seno
o sulla pietra che spingo
e che non amo di meno
Si sta quasi bene
tra l’ansia di cedere
e il gusto di precipitare
insieme
Vengano le tempeste
nel cuore dell’estate
e ci divori l’amore
ci bruci la sua sete
e ci consoli ancora
la libertà in salita
la lotta verso la cima
basta a riempire una vita
ERESIE - 2015
ERESIE
Corrono contro il vento
Della mediocrità
Portando dubbio e tormento
Là dove c’è Verità
Uomini in preda ai sogni
Scaldati dalla brace
di un'altra idea
Ridono in faccia al mondo
Ed ai suoi servi avari
Figlie di un dio secondo
E di scritti corsari
Donne d’un altro segno
Accese dalla luce d’un'altra idea
Eresie, eresie
lingue e fruste sulle nostre schiene
eresie, eresie
a tarda notte bruceremo insieme
E sono sabbia nell'ingranaggio
E sono bestie senza collare
E sono i posteri di Prometeo
E sono un battere senza levare Fuochi dentro la notte
Accesi dalla brace d’un'altra idea
E non saranno né roghi né ceri
Né le certezze dei dogmi
a scaldarli
Non sarà il buio dei misteri
Che sian di fede o di Stato
a fermarli
Saranno notti di vino e calore
Sarà una bocca che inventa un gioco
Sarà il pensiero che morde il cuore Di lei che balla davanti al fuoco
Eresie, eresie, lingue e fruste sulle nostre schiene eresie, eresie a tarda notte bruceremo insieme
GAGIO' ROMANO'
Mi ricordo bene il viso
che conobbe la prigione
i capelli neri e rustici
il suo nome e anche il cognome
e ricordo quella fame
che lo colse sulla via
nel bel mezzo dei vent'anni
pane, amore ed utopia
E ricordo le parole
gocciolate rare e fiere
sopra al tavolo di un bar
sospeso in mezzo alle torbiere
con la timidezza schiva
che hanno i lupi di montagna
la spontaneità ribelle
forte come la gramigna
E i ricordi rotolavano
come pale di un mulino
come rotolano i sogni
di chi non sa viver chino
e quando la leva chiama
per votarlo alla violenza
una mano rom lo prende
la virtù non è obbedienza
Cercami
sulla strada che luccica
ben lontano da qui
tracce da fare perdere
e la bocca che mastica
la bellezza di un “no”
Gagiò romanò
Gira gira la giostrina
con i gagé belli dritti
se li guardi bene in faccia
li puoi leggere negli occhi
gira gira la fortuna
che accarezza le tue voglie
lei che nega, lei che s’offre
lei che dona, lei che toglie
e Gaeta è un sogno strano
per chi parla di diritti
è una gabbia chiusa in faccia
è uno sbattere di tacchi
è una corsa che resiste
tra gli schiaffi del dolore
è una schiena sempre dritta
senza gloria, senza onore
Cercami
sulla strada che luccica
ben lontano da qui
tracce da fare perdere
e la bocca che mastica
la bellezza di un “no”
Gagiò romanò
LE MANI SULLA CITTA'
Cosa ti spinge stasera
a parlarmi di nord?
Non i suoi fossi distesi
ad accogliere i tuffi
di tutti noi
Non le sue strade
ormai sempre più nere
Non le sue notti infinite
passate a sfinire il bicchiere
Eh no
Cosa ti spinge stasera
a parlarmi di noi?
dei nostri scheletri in banca
dei nostri silenzi
persino dei tuoi
di una madonnina
che paga per il suo altare
di una leonessa drogata
che traffica sogni, sul lago, la sera
Ma che bell'estate, tutto va bene
le palazzine abusive
sorridono in coro a chi ha già
le mani sulla città
Cosa succede, amore?
qual è il fetore che infetta
il tuo cielo e la tua "civiltà"?
Cosa vuol dire "onore"?
chiedilo allo scavatore
che semina i campi a rifiuti e tumore
Ma che bell'estate, tutto va bene
le palazzine abusive
sorridono in coro a chi ha già
le mani sulla città
TRA RESPIRARE E VIVERE
a Piergiorgio ed Eluana
Fuori soltanto il sole
E tracce di un’idea
E vita che muove
Lontano dalla tua
Fuori tracce di sole
Sull’asfalto bagnato
In vita si muore
Di ciò che non è Stato
Fuori tracce di sole
Raccontano di te
Che insegni il confine
Tra respirare e vivere
Liberi ad ogni costo
Il nostro corpo è nostro
Fuori soltanto il sole
E tracce di un’idea
E vita che muove
Lontano dalla tua
Resterà
una terra lontana
dove il solo segno
di proprietà
sia una frase spesa
sulla propria vita
ed in ogni sogno
sono là
a bagnarne i solchi
perché sia fiorita
perché le somigli
e ne sia misura
come in un profilo
reso dalla luna
si chiamerà Eluana
DANNATA
Vedo te, vedo te
e più in la un po’ d’amore
e più in là la calda idea
di dannarti
tra una stufa e un’orchidea
dentro al settimo girone dell’IKEA
Vedo te, vedo te
e più in là di nuovo il sole
e più in là c’è la poesia
dell’averti , dell’averti , averti mia
coi tuoi buoni dieci lustri d’energia
Tienimi
dove il dopo non esiste
sono là
tienimi
se la paranoia insiste
sulla tua età
tienimi
stretto qui tra le tue gambe
finché vuoi
tienimi
dentro a quello che non devi
e che non puoi
Voglio te
solo te
voglio te
voglio te
ARNALDO
Se rinasco
rinasco coi piedi piantati per terra
su una terra che lascia a mio padre
il sudore d’averla
se rinasco
rinasco da madre che ignora il dolore
che mi applaude la bocca
anche senza ascoltar le parole
se rinasco voglio ancora te
per giurarti il mio amore
Se rinasco
rinasco col baffo e la riga curata
la camicia che ha il prezzo leggero
di chi non l’ha pagata
se rinasco
rinasco da artista con l’animo puro
con il pugno ben chiuso
ed il culo da sempre al sicuro
le otto ore e il diritto all’assalto
ma sulla schiena di un altro
Arnaldo
vorrei sapere come stai
nella barba di Beppe
senza più parole
Arnaldo
forse un giorno capirai
lo strano corso dell’evoluzione
niente più Tevere per te
ma fiumi di sciampagnone
com’è lontana Roma
com’è spietato il sole
Se rinasco
rinasco coi piedi piantati per terra
senza alcuna coscienza
o nessuna coscienza d’averla
se rinasco
rinasco gridando che tutto è squallore
per assolvermi ogni mattina
dalla partecipazione
se rinasco voglio ancora te
per giurarti il mio amore
Arnaldo
vorrei sapere come stai
nella barba di Beppe
senza più parole
Arnaldo
forse un giorno capirai
lo strano corso dell’evoluzione
niente più Tevere per te
ma fiumi di sciampagnone
com’è lontana Roma
com’è spietato il sole
DENODA
Rotolano i tuoi occhi
verso un abisso più fondo
senza prestare attenzione all’imbroglio dello spazio o del tempo
Migrano le tue mani
a incoraggiare il germoglio
di labbra schiuse su Monterrey
tra la partenza e il ritorno
E le tue dita
fucili carichi a fiori
ora potranno puntare le vie
della bellezza
dei tuoi colori
fuori dal fango in cui affondo le mie
Erano gambe spesse
a penzoloni sul mondo
quelle arrivate da Montevideo
per camminarci un po' accanto
Piedi senza radici
né rami su cui posare
allora come ora
pronti a non farsi pestare
E ora che al passo delle competizioni
hai preferito l’inciampo
e che il tuo corpo
più ancora che dei digiuni
è preda della poesia e dell’incanto
A volte sai ti sento,
a volte sai ti sento
sento una voce ribelle che chiama
dall’altra parte del mare
sento il tuo segno che squarcia la tela e ne sconvolge il grigiore
E ti sento, ovunque sia ti sento
sento il tuo irridere sconsolato
le mie ansie da prestazione
sento il tuo puzzo di cane randagio
che non conosce padrone.
Scorrono appiccicosi
i giorni del mio restare
giorni sottratti agli sguardi
che non s’è osato cercare
Giorni dispersi nell’afa
di una realtà sempre gretta
giorni negati alla vita
come una frase non detta
E che tu sia perso
nel brulicare di un’alba tropicale
o tra le pieghe impetuose
di un orizzonte migliore,
o di un discorso trascendentale…
A volte sai ti sento
a volte sai ti sento
sento una voce ribelle che chiama dall’altra parte del mare
sento il tuo segno che squarcia la tela e ne sconvolge il grigiore
E ti sento, ovunque sia ti sento
come si sente il bisogno feroce
di rincontrare due mani tese
come il rimorso che mai perdona
questa mia vita borghese.
SAINTES MARIES
Da Brescia a Saintes Maries
son sette ore di danza
in fuga dalla boria
da produttività
e gli occhi accanto a me
non son fiori di Francia
né vortici manouches
ma perle di Brianza.
alé! C’est nous les etrangers!
alé! C’est nous les etrangers!
La via per Saintes Maries
segnala la speranza
di respirare altrove
nuove socialità
La "troia di regime"*
avanza con baldanza
arranca ma non cede
rugge di vanità!
Mon dieu, mon dieu
qu'est-ce que vous voulez faire?
n'est pas ta fête aujourd'hui!
Mon dieu, mon dieu
qu'est-ce que vous voulez faire?
on y va Saintes Maries de la Mer!
Alé! C’est nous les etrangers!
Alé! C’est nous les etrangers!
Sorridon le Marie
la loro gente avanza
cullando quella santa
che li proteggerà
da campi ed espulsioni
e da quell'ignoranza
che vive nel terrore
delle diversità
Corrono nubi di note
sopra le teste pare
di chi è venuto a prendere
di chi è tornato a dare
Corrono unite le vite
sospese nell’andare
Corrono i nostri pensieri
e corre Sara al mare
Mon dieu, mon dieu
qu'est-ce que vous voulez faire?
n'est pas ta fête aujourd'hui!
mon dieu, mon dieu
qu'est-ce que vous voulez faire?
on y va Saintes Maries de la Mer!
CRESCEREMO ANCHE NOI
E abbasseremo gli occhi
Pesanti di vergogna
E tu ballerai sola
Vestita dalla pioggia
E abbasseremo gli occhi
E tu volerai piano
Sopra i nostri relitti
Sfiorandoci la mano
Sarà una bella sera
Finita la tempesta
Riprenderai parola
Sarai quel che ti basta
Senza doverti sentire madre
Senza doverti sentire moglie
Senza doverti sentire serva
Senza doverti calmar le voglie
Senza doverti sentire troia
Senza doverti sentire pura
Senza doverti sposare un boia
Senza doverci provare ancora
E cresceremo anche noi
Imperatori del niente
Maschi ingrassati alla corte
Appassionati di serve
E impareremo anche noi
Che non si comprano, i doni
Per ritrovarci più umani
E un poco meno padroni
E sarà una bella sera
E spazzerò per far largo ai tuoi passi
Saprò stirarti un maglione
E potrò dire d’amarti
Senza doverti chiamare madre
Senza doverti chiamare moglie
Senza doverti volere serva
Senza doverti calmar le voglie
Senza doverti volere troia
Senza doverti volere pura
Senza dovermi sentire un boia
Senza volerci provare ancora
COMUNHAO LIBERACAO
Rimini, Rimini, Rimini, Rimini tierra de sabbia fina
de tesori in cantina
de animali strani
Formiconi e pescecani
Si riparano ombrelli
Si affilano coltelli
Costruiscono castelli
Tanto Gel-li tra i capelli
Con la mazza che avanza
Sotto la panza e la finanza
O crucifixo per ombrellone
E per cuscino la ventiquattrore
e la particula
con un velo di caviale
Sei sempre fantastica… Comunhão!
Rimini, Rimini, Rimini, Rimini tierra de sabbia fina
de registi in cabina della sanità e trallalleru trallallà
S‘accudisce il picciotto
E si obbietta al diritto
sentinelle in piedi
E amichetti in ginocchio
E siam tutti Daccò-rdo
Che se paghi me lo scordo
Noi che siamo agnelli
gettati in mezzo ai Lupi
E i tempi sono cupi, eh se son cupi! Nun se pode nemmeno
piazzare o proprio figlio
O pregare o bianconiglio
De tornare balena
Comunhão Liberação!
ALLA SERA
Come il clandestino
teme e brama la frontiera
io temo ed amo te
quando scendi calda e profumata
dolce sera
come scende il caffè
Come il monte incontra gli occhi
che il bosco ha difeso
così a notte incontro i sogni
che la vita ha offeso
Come non c'è via sensata
dentro la bufera
non c'è strada o perché
che mi porti via
da questo odore di galera
di noia e polvere
e non c'è segnale che
sappia guidare il passo
solo dubbi a piantonare
i limiti del "posso"
Ma cos’è, cos’è
che mi fa ragionar di te
Amore, Amore, quando viene sera?
Ah cos’è cos’è
che mi fa ridere di me
e del mio dolore
quando viene sera?
Forse perché a sera brucia
ciò che non è stato
Forse perché a sera sboccia
ciò che ho seminato
Ah cos’è cos’è
che mi devasta il cuore e
mi lascia solo e perso nella sera?
Forse il vuoto che
sa sgomitare per uscire
ad incontrare il nulla della sera
Forse perché ho ucciso dio
ma continuo a sentirlo
Forse perché ho sempre spazio
per un altro pirlo
Ah com’è com’é
che ci fai bere e domandare
senza tregua
benedetta sera?
Eh cos’è cos’è
che ci fa amare
ogni tuo ombra
ogni tuo male
maledetta sera?
Forse che abbiamo imparato
ad aspettar mattino
e che più che la preghiera
ci consola il vino
Soffia dolce sera
spegni lume sulla cera
spegni gli occhi
che ho piantati addosso
parlami d’amore
di speranza, di rancore
tutto quello che non ho promesso
Liberami dal tepore
strappa via il suo velo
fa che mi risvegli pronto
ad assaltare il cielo
EPPUR BISOGNA ANDARE - 2013
TIME FOR LEAVING
O specchio specchio delle mie brame
perchè mi guardi e ridi?
perso nel fondo di un bel castello
mi scopri a pugni chiusi
Non lascerò che sia che il mio volto
a ricordarmi
quanto è amaro il gusto dell'amarti
puttana patria, questo mio andare
ultimo dei tuoi parti
Rolling
will go my life
has come the time for leaving
walking
will go my mind
has come the time for moving
Cos'è che scuote i tuoi pensieri quando arriva il tempo livido
dei resoconti?
com'è il sapore dell'inutile
mischiato alla routine
che si divora i giorni?
Sarà la libertà di perderti a donarmi un'altra volta il gusto dell'amarti
povera patria, del mio restare
tu non sai più che farci
Rolling
will go my life
has come the time for leaving
walking
will go my mind
has come the time for moving
O specchio specchio delle mie brame
non so se ancora ridi
steso sul fondo del mio cassetto
vuoto di facce miti
fuori da te c'è un'altra vita
un'altra strada
un'altra bocca
buona a consolarmi
lontano da una terra avara
nuove fantasie impreviste
pronte a innamorarmi
MALATESTA
Dei campi irrigati
a bestemmie e sudore
di schiene ormai stanche
di reggere il sole
tu cantami o Diva
di un'ira funesta e molesta
Si tinsero i prati
di un altro colore
si tinse il matese
di un'altra opinione
e i boia tremarono al suono d'anarchica festa
Mala testa, Malatesta
Si udirono l'eco
di un'alba lontana
si videro uomini
alzarsi, cadere
e dipinger di rosso
due anni più una settimana
malalingua
che ti sciogli in maledizione
mala bocca
che mordi la mano al padrone
Malatesta
che hai osato pensare la rivoluzione
pagherai
L'odore d'Egitto
il sapore di Siria
di pane argentino
di fumo di Londra
e d'oro alla causa
nel cuore della Patagonia
è odore di sogni
di vino e utopia
di carne bruciata
e di prigionia
di guardie alla porta
del tempo che scivola via
Ma dove è memoria
non può più il bastone
e dove è silenzio
si spande la voce
dei mille che ancora si giurano
sopra il tuo nome
che sarà sveglia
la Bella Addormentata
poco importa quel che costerà
se una lacrima o una granata
libertà, libertà, libertà
KAMIKAZE
Nei ventri vuoti il rancore
amplifica sogni e coraggio
impazza la repressione
a vendicare l'oltraggio
e cadono i fiori sul prato
la falce li abbatte nel sangue
i cingoli del carro armato
sovrastano un sole che langue
E tu ti chiedi dov'è la voce di dio
E cade per terra falciato
il bimbo di basso rango
col viso infelice segnato
dal triste destino e dal fango
ma s'alza e i suoi occhi rapiti
si veston di mille colori
sparisce il suo viso nei prati
tra la speranza ed i fiori
E tu ti chiedi dov'è la mano di dio
E corre lontano dal vuoto
di un dio sordomuto e impotente
lontano dagli occhi di un padre
col piatto stracolmo di niente
e corre ma il labbro gelato
non dona infantili sorrisi
così troppo verde è il suo prato
ritaglio di campi elisi
E tu mi chiedi dov'è il volto di dio
E il volto di dio va' a cercarlo
tra i resti dell'altra gente
la sua mano che ora è la mia
si alza feroce e potente
e vieni a sentire il miracolo
del suo grido che si fa il mio
adesso che esplode in boato
la senti la voce di dio?
DOMINGO
Suona un'orchestra per noi
questa sera
è domenica
Tavoli colmi di gente
ricolma di sé
File di facce educate
che in fondo è domenica
Stringe il vestito da festa
sul collo perché
è una perversione
questo star con te
perderti m'ammala
m'annoia l'averti
Suona una banda gitana stasera
è domenica
danzano stretti in un battito
rom e gagè
gonne retró che decollano
e vino che nevica
sopra una plaza escondida
a bisbigli e cliché
E io sono già là
senza te
senza te ancora
Chiamerò libertà
questa voglia di evadere
questa voglia di seminare addii
Ma quando il giorno mio si farà sera
dentro a quel giorno io ti cercherò
perché sei ingenua
quanto una preghiera
tu sei farfalla nel mio stomaco
E sarà un giorno vestito a festa
e un'altra volta ti rivorrò
princesa linda dentro alla foresta
dei tuoi capelli
mi perderò
MIGRANTI (TALK)
Ma è proprio la sera che se alzi lo sguardo intravedi lontano l'altra Arequipa. Quella della polvere. Sconfinata e imprecisa quanto definita e raccolta è quella del sillar.
Questa Arequipa vista dal centro non fa che contribuire alla scenografia, con i suoi mille puntini luminosi che sfumano lontano fino all'orizzonte.
Vista da dentro però è un'altra cosa. Racconta una storia diversa.
L'Arequipa della polvere si compone di distritos, pueblos, barrios lontani pochi minuti dal centro e anni luce dagli occhi dei gringos. Qui gli sguardi della gente non sono quelli rapaci di Plaza de Armas, pronti a piombare sul turista ingordo.
Qui gli sguardi cercano per lo più la terra.
La terra della chacra, verde di fertilità, dove avanzano curve sugli ortaggi schiere di donne.
Mondine delle Ande.
La terra delle strade, che lontano dall'irrigazione si fa brulla e avara.
Migranti. Per la maggior parte. Di migrazione interna. Perché Arequipa è l' El Dorado "vicino" per chi non può permettersi di sognare un po' più in là. E allora in marcia, questa volta verso sud. Dove i terroni del nord trascinano sui cerros nuovi mosaici di colori, vestiari, musiche. Speranze.
MIGRANTI
Vagabonda la speranza
vagabonda oltre il confine
vagabonda la miseria
sulla strada senza fine
si consuma tra i colori
delle facce imbastardite
l'orgia dolce delle razze
delle lingue, delle vite
Vagabonda la speranza
e si scardina il confine
tra la fame e l'abbondanza
tra il barbarico e il civile
turisti dell'edilizia
sul lato grasso del mare
schiene curve, scarpe rotte
ma bisogna sempre andare
E ci insegnano i padani
che anche il nero è tollerato
se è il colore del denaro
meno quello da abbronzato
e ci insegnano i padani
che il contratto serve a poco
attenzione all'assunzione
crepi sempre il giorno dopo
Vagabonda la speranza
vagabonda senza fine
tra recinti e barricate
oltre il nulla di un confine
oltre l'odio degli obesi
di una civiltà in declino
regolare è già ogni uomo
e ogni cuore clandestino
MAGIABORDEAUX
Merci Bordeaux
pour ta bonne terre
pour tes roues pourries
pour ton cœur ouvert
merci Bordeaux
pour ta bonne terre
pour ton cœur ouvert
nous as voulu bien
Bordeaux, Bordeaux
profumo di danza
e di sacco a pelo
farcito a speranza
voilà Bordeaux
svergognata e pazza
tutti lì per noi
gli occhi della piazza
Bordeaux, Bordeaux
l'unico pedaggio
lo versammo al fiume
che ti renda omaggio
voilà Bordeaux
mademoiselle superbe
je suis pas étranger
dans tes jambes ouvertes
PER STRADA
T’ho sognata che atterravi
tutta nuda su di me
piccolina come un chicco di rugiada
E crescevi sul mio petto
come un bocciolo di rosa
per trovare delle labbra mie
la strada
La strada
E ho sognato di accamparmi
sotto la tua gonna ariosa
per scovare lentamente dossi e vani
Scompigliata dalla fretta
di mentire al tuo domani
t'ho sentita arrampicare le mie mani
a te
Ed un giorno avevi gli occhi
verdi e densi di perché
sguinzagliati su una faccia vanitosa
Ed un altro neri e liberi
come il vento del maghreb
custoditi da una seta misteriosa
e maestosa
Ah se fossimo gendarmi
di felicità normali
questa sera forse non ti cercherei
Ma è la noia sai che uccide
più di Civiltà e cambiali
ed allora, allora fottila se vuoi
stasera, con me, ancora e ancora
T’ho sognata che atterravi
tutta nuda su di me
disarmata come un chicco di rugiada
E ti cercherò di nuovo
ogni volta che i miei “se”
sapran cedere alla voglia ovunque vada
E ogni volta che avrò il gusto
di incrociare il mio cammino
coi tuoi passi
senza chiederti né averti
Senza sapere il tuo viso
né il tuo nome per chiamarti
i tuoi occhi sì, vedrai
saprò incontrarli
per strada
RESISTENSA
E la dorma 'n de la sera
la montagna e i so' segrécc
com'en fiur de primaèra
töt scundìt sota la néf
le fa sito po' a le pèste
sparnegade 're ai sìnter
'ndoe che la tera la profuma amò
del sanch dei scecc de jer
E la dorma la memoria
sota al gran bordèl d’encö
nele stanse de la storia
sa desmentega de töt
tropp de lonss l'è la miseria
e la pora e la fam düra
quand che la mort la ghera 'n nom
la se ciamàa dittatura
Cöntem so' alura 'n po tè
partigian col gropp en gola
che dirè a 'n bicer de ross
ta ma 'nsegnet piö che a scöla
chel che l'era la montagna
scarpe rote, sciop en ma'
per tirà 'nsema l'Italia
obligat po' te a copà
“L'era grama là la eta
con el frett déter nei oss
e nel cör una ferida
piö profonda de la not
sa 'nsomiaa la nostra tera
el pa' calt, la fomna en bras
e finì st' ostia de guera
per negà sot'ai so' bas
Quand che 'nvece l'otra zét
per le strade 'nsomeaa cioca
mucelada 'ndel piazàl
batia le ma', dervia la boca
a 'scultà 'l so ditatur
che de guera 'l ghera oia
bogia piena e vistit scür
el culur de töcc i boia
E i ga dit che gom ensìt
che ga ensìt la libertà
però chel che gom pirdit
ie i compagn ch'ie piö turnacc
chei che ga lasat söl mut
el sancc fresc dei so' vint agn
e 'l basì de da' a la mama,
e 'n dumà ch' egnerà mai
La ve' so amò 'n otra sera
coi so' udur e 'l so' vent fresch
sofia so la me' bandera
e 'l ma dis pianì a l'orecc
chesta che l'è mia 'na fola
che i ma cünta quater vecc
resistensa l'è 'l culur
che ga 'i öcc dei noster scecc
resistensa l'è 'l culur
che ga 'i öcc dei noster scecc
NINNA NANNA A UN AMORE
Ninna nanna per te che sveglia
questa notte mi penserai
rannicchiata dentro a un giaciglio
che lo so non rivedrò mai
ninna nanna per te che meglio
certo adesso vivrai perché
sei al riparo da tutte le ansie
che il mio presente porta con sé
Ninna nanna a tutti i momenti
costruiti e sciupati insieme
Ninna nanna ai troppi discorsi,
a parole spese "per il tuo bene"
Ninna nanna ad un seminato
da cui nulla germoglierà
Ninna nanna alla nebbia densa
della tua assenza in questa città
Ed adesso che finalmente
siamo riusciti a sbatterci fuori
ed abbiamo di nuovo in volto
la meraviglia dell'esser soli
fa che il tempo porti via il gusto
della tua pelle sopra di me
e che possa un ninna nanna
addormentarci anche il dolore
PERIFERICA
Tu semini deserti, deserti e poi
ancora ti lamenti d'avere fame
Tu cavalchi deserti, ma in fondo poi
qualunque tuo percorso porta a un cognome
E ti rimproveri d'essere ancora qui
ma se campagna chiama risponderai un'altra volta sì
Ed il fosso è il mio oceano d'estate
ed il monte il mio Grand Hotel
Spighe gravide e spettinate
e vigne che mi temono sapendo già
d'essere presto spogliate
Tu semini deserti, deserti e poi
ancora ti lamenti d'avere fame
Cavalchi i tuoi deserti
ma il vuoto poi
di nuovo morde dentro
e ti chiedi come
E ti rifugerai un'altra volta qui
perché se terra chiama risponderai un'altra volta sì
Ah come odora di fresco st' estate
come odori di fresco te
Ah quel sapore di gonne alzate
dal mio fratello vento
e qualche volta anche da me
dal mio fratello vento
e qualche volta anche da me
Con i grilli ora canta l'estate
e d'estate io canto te
per le vie non ancora asfaltate
dall'ansia del mio tempo
dal grigio dei cliché
dall'ansia del mio tempo
dal grigio dei cliché
SATURDAY NIGHT FEVER
Saturday night
I felt your breath here
blowing so sweet
blasting my life
and the sheeps were there
all around me
weaving friendship
drinking some shit
Saturday night
I felt the nonsense
of my walking
more than usual
and I saw my lake with other eyes
asking for depths
begging silence
And I saw your eyes
with other eyes
you're not a godsend
but just a spell put on my mind
and don't know why
I can't get rid of you
and don't know how
I can extirpate you
Saturday night
I felt how the desert
can invade you
overcome you
and I asked my lake
to give me some peace
give me some peace in its deepness
And I asked my lake
to douse the nonsense
to tell the answer
give me solace
but don't know why
the lake kept silent
and don't know how
life just won